Francesco Dandolo, Luigi Einaudi e l’associazionismo economico nell’Italia liberale, Bancaria Editrice 2019
Con un saggio di inquadramento storico di Filippo Sbrana e di Valerio Torreggiani e con prefazione di Maurizio Sella
Einaudi riconosce alle “leghe” dei lavoratori (gli attuali sindacati di lavoratori) e degli imprenditori (le attuali associazioni imprenditoriali) una fondamentale funzione di collegamento, in qualità di “organismi e corpi intermedi”, tra il cittadino e lo Stato.
L’Istituto ha deciso di approfondire questa intuizione, investigandone natura e fondatezza attraverso un programma di ricerca volto all’approfondimento del pensiero di Luigi Einaudi sulla rappresentanza degli interessi, intesa come funzionale al perseguimento del bene comune nel rispetto delle competenze dettate dai diversi ruoli ricoperti dalle parti in causa (Stato, associazionismo economico e sindacale).
Il volume “Luigi Einaudi e l’associazionismo economico in età liberale” costituisce il primo risultato di questa ricerca affidata a Francesco Dandolo, docente di Storia Economica presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II.
In esso Francesco Dandolo svolge, con il saggio “Associazioni operaie e associazioni industriali in Luigi Einaudi dall’età giolittiana al primo dopoguerra (1899-1919)” un’analisi originale del pensiero del “giovane Einaudi” sull’associazionismo economico. Lo studio viene inquadrato – attraverso il saggio curato da Filippo Sbrana e da Valerio Torreggiani (“Le associazioni degli imprenditori in età liberale (1861-1920)” – nel più ampio contesto (opportunamente allargato) nel quale è nata ed è venuta a maturazione la posizione di Luigi Einaudi.
In particolare, Francesco Dandolo “fa parlare” Luigi Einaudi sviluppandone il ragionamento attraverso la traccia costituita dagli scritti apparsi sulla stampa quotidiana (Corriere della Sera, La Stampa), periodica (La riforma sociale) e scientifica (Lezioni di Economia Politica).
Ne emergono i concetti chiave che ispirano la sua posizione sull’associazionismo economico:
- la formazione delle associazioni di rappresentanza degli interessi degli industriali e dei lavoratori costituisce un frutto maturo del capitalismo liberale e contribuisce ad assicurare la pace sociale;
- va riconosciuta piena libertà alla dialettica fisiologica fra le rappresentanze collettive dei lavoratori e degli imprenditori;
- deve essere ferma la determinazione di considerare il lavoro come strumento di elevazione dell’uomo;
- lo Stato deve svolgere un ruolo distaccato ma non indifferente nel rapportarsi alle dinamiche sociali, cioè di deve porre come regolatore, ma non come fattore dinamico di produzione.